Quaderno dei gesti mancanti
Nota introduttiva/prologo.
Faenza, 2024.
Sei incontri, sette facce intorno a un tavolo. Sette come le cartelle di cartoncino nere donate da Carla. All’interno, gli stralci dei tre testi raccolti accuratamente con un unico colpo di pinzatrice: Giorgio Agamben, Hubert Godard e Leroi-Ghouran. Sono state queste pagine a dar inizio al cantiere.
Di tutti gli spostamenti, precipizi e aperture di cuore daremo ora una sintesi, come fosse uno corrimano, un’immagine in cui si può solo inciampare. Non pretendiamo, dunque, nessuna esaustività perché il nostro movimento assomiglia più a un invito, a un richiamo. Si tratta di un montaggio, l’assemblaggio di qualcosa che abbiamo radunato percorrendo due stanze: quella della teoria, dove sedute producevamo una fucina di parole; quella della pratica, in cui i concetti prendevano corpo e noi con loro.
Ecco allora il nostro tentativo: tracciare una sorta di costellazione dei temi e dei concetti emersi durante le nostre conversazioni. Dialoghi svolti all’interno di un cantiere in cui la voce di Carla era quella di guida. Come si trasmette un quid agli assenti? Cosa resta e cosa rimane tagliato fuori?
Non ci sarà nessun riassunto di testi, pratiche e incontri, la pretesa è quella di costruire una sorta di quaderno incompiuto dell’anno passato. La regola che compone questo oggetto ci è stata suggerita. La selezione, trascrizione e riscrittura di testi e/o appunti doveva seguire un movente preciso: questo montaggio è una raccolta caleidoscopica di ciò che ci ha maggiormente toccato e riverberato in questo tempo di studio collettivo.
Quello che segue è il nostro quaderno.